Nebbiolo di Dronero
Soggiacendo alle logiche della lobby vitivinicola albese, il Nebiolo di Dronero è stato iscritto con il nome di Chatus,
cancellando così il nome di uno dei più antichi vitigni piemontesi, in contrasto con l'art 2 comma 5 del Disegno di Legge 3754.
Senza contare le molte disaffinità ampelografiche rilevate durante un viaggio di
studio in Ardèche:
1) Il colore dei tralci di colore cannella per il Chatus, è di colore rosa
tendente al grigio per il Nebbiolo di Dronero.
2) Le foglie hanno il seno peziolare superiore meno profondo del nostro
vitigno inoltre nelle foglie mediane di molte viti assumono addirittura una forma
quasi orbicolare e i seni peziolari sono quasi del tutto inesistenti.
3) La parte inferiore della foglia, quasi glabra con peli radi e setolosi
nello Chatus, mentre è aracnoide con molti peli striscianti nel nostro
vitigno.
4) Nel campo varietale, allestito in Ardèche, dal confronto dei due vitigni risulta che il nostro
Nebbiolo di Dronero anticipa la maturazione di una settimana.
5) Il grappolo del Nebbiolo di Dronero è più grande e ha una forma
maggiormente alata ed è molto pruinoso il che gli fa assumere una
colorazione quasi azzurra.
6) Il graspo ha le derivazioni delle ali opposte nel Nebiolo, mentre nello Chatus
è quasi sempre casuale.
7) Il loro grappolo è più spargolo mentre il nostro è più serrato.
8) Per estrarre il colore dalle uve dello Chatus è necessaria una vinificazione
di almeno venti giorni; mentre il Nebiolo di Dronero dopo appena una
settimana da già un vino dal colore quasi impenetrabile.
9) Alla prova di degustazione le uve ed il vino delle due varietà sono molto diverse.
10) Il vino prodotto con le uve dello Chatus è ottimo per l'invecchiamento,
mentre il Nebbiolo di Dronero per le sue caratteristiche fruttate si è da
sempre preferito berlo giovane, magari anche un po mosso, famoso era il
Nebbiolo spumeggiante che a fine ottocento alle rassegne Vitivinicole
Nazionali di Pinerolo mieteva continui successi.
Spiace il fatto che mille anni di storia, tradizioni, cultura e
coltura che i nostri Avi con enormi sacrifici, superando le
avversità della fillossera, oidio e peronospora e attraversando guerre,
deportazioni, invasioni barbariche, pestilenze, avversità atmosferiche e
lotte a volte anche fratricide, sono riusciti a salvaguardare; tramandandoci
questi nostri vitigni autoctoni così come erano nei secoli passati, anzi
migliorandoli con una scelta clonale attenta. L'antichità dei vitigni di
Nebbiolo esistenti nella nostra zona è confermata dalla presenza di numerose
varietà di tale vitigno come: di Dronero, d'Antom, Gabardin, Spadin o Pirulè,
varietà originate da disseminazione.